Pubblichiamo questo studio condotto dall’ENSA sulle dinamiche di una caduta in crepaccio e l’efficacia dei nodi sulla corda durante la progressione su ghiacciaio.
Purtroppo il video è in francese ma le immagini sono abbastanza esaustive.
Il test viene effettuato simulando la caduta in un crepaccio e con corde di vario diametro.
I risultati sono molto interessanti e indicano una grande differenza nella sollecitazione all’assicuratore. Nel video vengono indicati anche il numero dei nodi. le distanze e il tipo di nodo da adottare.
In conclusione viene raccomandato di fare 3 nodi per ogni capo di corda con una distanza di 3 metri dal componente della cordata e di 2 metri tra ogni nodo.
A supporto di quanto riscontrato dall’Enza un video pubblicato in altro articolo.
Non so se lo dicono perché é in francese…
i nodi a palla possono creare grandi problemi specialmente se piu di due, nel recupero del caduto con i paranchi, specialmente se si sta da soli, si possono incastrare ritirando su il caduto e sbloccarli é molto difficile…
Credo che il vantaggio di fermare una caduta e l’eventuale trascinamento anche del compagno sia largamente superiore alla difficoltà del successivo recupero.
Infatti, il fine prioritario e’ impedire con ogni mezzo la caduta di TUTTA la cordata dentro il crepaccio. Ben vengano i nodi a palla se aiutano in questo senso. Chi resta fuori avrà poi tempo e modo di recuperare il compagno. Ammesso che questo non riesca a risalire da solo.
Le scuole del CAI insegnano da 15 anni di legarsi in cordata con i nodi a palla durante la progressione su ghiacciaio, dopo fior di studi.
Finalmente ci sono arrivati anche i francesi.
Lo studio non è interessante perché spiega l’utilità dei nodi, che in Francia credo insegnino anche loro da tempo. E’ interessante perché misura l’enorme differenza che questi possono fare. Lo studio in questo senso conforta quanto insegnato dal CAI ed altre scuole dando appunto una misurazione oggettiva.